Senza parole…

Standard

Per me che ho intitolato questo blog Bimbo in valigia e quando viaggio con la mia famiglia “lui” è sempre il soggetto più fotografato; per me che ho sempre sostenuto che un figlio non mi impedirà mai di viaggiare perchè i figli non sono un problema, sono una risorsa; per me che senza mio figlio non è la stessa cosa… beh, per me certe storie sono del tutto sconcertanti e mi lasciano semplicemente senza parole… 😦

Aparthotel, ottima scelta per le famiglie

Standard

Quando si organizza un viaggio le priorità a cui rivolgiamo la nostra attenzione nella fase di programmazione sono senza dubbio due: il volo e l’albergo.

Il motivo è ovvio: tanto per cominciare sono le due voci che influiscono maggiormente sulla spesa totale (a meno che non si trovino prezzi stracciati, cosa possibilissima nell’era delle prenotazioni online), in secondo luogo sono quelle che più di altre sono decisive per far sì che un soggiorno possa definirsi “piacevole” oppure “traumatico” (spesso la riuscita o meno di un viaggio, nella formazione dei ricordi, viene identificata proprio con quel volo che è stato un’odissea o che è andato liscio come l’olio, oppure con quell’hotel che era una bettola o che sembrava una reggia)

In un mio precedente post avevo posto l’attenzione sui voli e avevo dato alcune dritte per beccare quello più conveniente.

Oggi mi va di chiacchierare degli hotel, anzi, di una categoria particolare di hotel, ma senza dare alcuna dritta stavolta, solo per raccontare la mia esperienza e la mia opinione su di loro.

Mi riferisco ai cosiddetti Aparthotel, che sono una via di mezzo tra gli alberghi tradizionali e gli appartamenti affittati da privati, e costituiscono una valida alternativa per le famiglie o per i gruppi di persone che vogliono stare assieme (e risparmiare).

In genere si tratta di suite, che possono essere monolocali, bilocali o trilocali, spesso finemente arredate da designer d’interni, che dispongono di tutto ciò che avremmo nella nostra casa, ossia cucina dotata di forno, frigorifero, lavastoviglie, lavatrice, bollitore elettrico e tutti gli utensili da cucina, oltre che TV satellitare e internet wi-fi in tutta la struttura.

Solitamente hanno una reception aperta soltanto nelle ore di check-in e check-out, per la consegna delle chiavi, e non comprendono i servizi che normalmente forniscono gli alberghi tradizionali, tipo la colazione, il servizio in camera o il cambio giornaliero delle lenzuola e degli asciugamani. Ma il bello degli aparthotel è proprio questo: a differenza delle camere d’albergo, qui è possibile sentirsi cittadini del luogo che si sta visitando, non semplici turisti, ma gente del posto che deve provvedere in proprio alla gestione della giornata, soprattutto cucinando (magari proprio un piatto locale) e facendo la spesa al supermercato. Già, la spesa al supermercato… non so perché ma, ogni volta che viaggio in un paese straniero, è una delle cose che mi piace fare di più. Non c’è nulla di particolarmente eccitante nel fare ciò, è vero, però trovo che sia uno dei modi più semplici ma efficaci per immergersi nella quotidianità di un luogo. Nei supermercati, proprio come sulla metro, si incontrano persone di ogni tipo: il single, lo studente, la mamma col figlio al seguito, la vecchietta col marito brontolone, e via dicendo. E mi piace curiosare nei loro carrelli, scoprendo che in fondo consumano le stesse cose che consumiamo noi, magari di una marca mai sentita prima, o arrabbiandomi leggendo “Mozzarella” (o anche “Mosarela”) su una confezione di scamorza affumicata o “Macaroni” su un pacco di penne…

Ma il mondo è bello perché è vario, e io forse ho divagato (è il bello dei blog)… oggi volevo solo tessere le lodi degli hotel-appartamenti, la soluzione ideale (ed economica) soprattutto per chi nel bagaglio si porta un marmocchio pestifero a cui una mini-stanza d’albergo starebbe troppo stretta… 🙂

Buon viaggio, caminaroli!

Le 44 cose da fare prima di morire (e per le quali vale la pena vivere…)

Standard

Sì, lo so, amici caminaroli, la rete è piena zeppa di elenchi di cose da fare prima di morire, ormai è diventato un must averne uno nel proprio blog. La mia intenzione non è di emulare la lista di nessuno, anzi, visto che la morte (e la vita che la precede) di cui si parla nel titolo appartiene al sottoscritto, vi assicuro che non potrebbe essere più intima e personale di così. Mi permetto quindi di sottoporvi questa mia lista di cose da fare (in ordine sparso e non di priorità) prima di abbandonare il mio corpo (espressione cara a Tiziano Terzani), con la speranza di poter aggiungere nuove voci una volta realizzate tutte le precedenti 😉

  1. Vedere l’aurora boreale
  2. Viaggiare sulla Transiberiana
  3. Fare il Cammino di Santiago
  4. Vedere Machu Picchu, in Perù
  5. Fumare un sigaro a Cuba
  6. Vedere Angkor Wat, in Cambogia
  7. Correre una Maratona
  8. Visitare un Expo Universale   (fatto nel 1992, a Siviglia)
  9. Andare in Corea del Nord durante il regime comunista
  10. Fare un pellegrinaggio in Terra Santa   (fatto nel 2008)
  11. Vedere le Piramidi, in Egitto
  12. Partecipare a Las Fallas, a Valencia
  13. Partecipare al carnevale di Rio de Janeiro   (sono entrato nel Sambodromo, ma non durante il carnevale)
  14. Partecipare al Saint Patrick’s Day, a Dublino
  15. Partecipare all’Oktoberfest, a Monaco di Baviera
  16. Viaggiare a bordo di un treno in Camerun   (fatto nel 2007)
  17. Passeggiare sulla Grande Muraglia Cinese
  18. Assistere ad una danza dei dervisci in Turchia   (fatto nel 2010)
  19. Vedere Chichén Itzá, in Messico
  20. Ripercorrere l’itinerario di Che Guevara in LatinoAmericana
  21. Salire sulla Tour Eiffel   (fatto nel 2009)
  22. Andare ad un Disneyland
  23. Andare ad un Legoland
  24. Correre dentro lo stadio di Olimpia   (fatto nel 2006)
  25. Imparare bene l’inglese
  26. Imparare bene il portoghese
  27. Assistere al Palio di Siena
  28. Vedere il Taj Mahal, in India
  29. Partecipare alla Festa di San Firmino, a Pamplona
  30. Guidare all’interno del circuito cittadino di Montecarlo   (fatto nel 2002)
  31. Fare un safari fotografico nella savana
  32. Andare a caccia di jacaré e a pesca di piranha sul Rio Negro   (fatto nel 2009)
  33. Mangiare carne di coccodrillo nell’Africa Nera   (fatto nel 2007)
  34. Vedere Petra, in Giordania
  35. Fare un giro sulla ruota panoramica del Prater, a Vienna   (fatto nel 2012)
  36. Fare un tour dell’Europa in camper   (fatto nel 2002, nel 2004 e nel 2006)
  37. Fare il giro dell’Italia in bicicletta con mio figlio
  38. Mettere piede in ognuno dei 7 continenti
  39. Guidare una slitta trainata da cani
  40. Partecipare ad una cerimonia del tè, in Giappone
  41. Visitare tutte le capitali europee
  42. Fare il bagno in un fiordo norvegese   (fatto nel 2004)
  43. Visitare un villaggio Masai
  44. Fare il giro del mondo utilizzando almeno 10 mezzi di trasporto diversi

E voi? Qual è la vostra lista di cose (e viaggi) da fare prima di abbandonare il vostro corpo?

Rio, o que mais?

Standard

Rio è festa, passione, non è un’opinione

A Rio non chiedi nulla, ti dà lei ciò che vuoi

E’ bellezza, appariscenza, ma ordine… quello no

E’ orgoglio, certo, ma insolenza mai

Si autocompiace Rio, ma si fa male da sola

Non la puoi spiegare, Rio è solo Rio, e basta.

Licenza Creative Commons
Rio, o que mais? by Filippo Vilasi is licensed under a Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 3.0 Italia License.

Questo slideshow richiede JavaScript.

Le fotografie sono tratte da un nostro viaggio in Brasile nell’Ottobre del 2009.

Stay tuned!

Viaggiare con bambini: mission impossible? Macchè…

Standard

Amici caminaroli,

sono da molti anni un assiduo lettore di siti e blog dedicati ai viaggi da cui tento di trarre ispirazione e consiglio, ma da un annetto a questa parte mi capita sempre più spesso di cercare nella rete materiale e storie riguardanti un argomento specifico: i viaggi con bambini!

Ebbene sì, ammetto che c’è stato un momento in cui quel timore è venuto anche a me. Quale timore? Ma sì, avete capito bene: quello di dover rinunciare a quei viaggi che avevano accompagnato il mio status di celibe prima e di marito senza prole poi.

Ma si è trattato di un timore durato il tempo di un sospiro e, complice l’entusiasmo trasmessomi anche da mia moglie, non abbiamo mai smesso di programmare le partenze a cui eravamo abituati.

Oporto, Portogallo

Quello che adesso è un monello di 14 mesi, viaggiatore non ci è diventato, ci è proprio nato… nel senso che, durante un viaggio in Turchia che abbiamo fatto io e mia moglie, lui (la piccola peste) all’andata non c’era, mentre al ritorno sì… dentro la pancia della sua mamma 🙂

Sinceramente non riuscirei a trovare una ragione plausibile per rinunciare ai miei viaggi per la presenza di un bambino nella mia vita. Al contrario riesco a trovarne mille per continuare a viaggiare insieme a lui.

I tanti perchè di un viaggio con dei bambini li ha espressi in maniera egregia qui, una mamma viaggiatrice, Chiara, che gentilmente mi ha concesso di pubblicare il suo articolo su questo blog. Quindi, ringraziandola e facendole i complimenti per il suo blog, ve lo faccio leggere e, se siete genitori o lo state per diventare, vi invito alla meditazione 😉

Ciao Ciao

Perché viaggiare con i bambini?

marzo 1st, 2012 Posted in In Viaggio

di Chiara

Ogni genitore sa che viaggiare con i bambini può essere un’esperienza imprevedibile, non facile e decisamente non così rilassante e “libera” come i viaggi fra adulti… e allora perché farlo?

Credo che ognuno di noi possa trovare le sue motivazioni, di seguito vi riporto quelle che sono per me le più convincenti:

  •  Attraverso gli occhi dei bambini si scoprono punti di vista nuovi e si vede il mondo in un modo completamente diverso!
  • Ci si immerge nella cultura del luogo. Quando si viaggia con i bambini, specie se molto piccoli, siamo costretti a comportarci come le persone del luogo: andiamo al supermercato e in farmacia invece che nei negozi “turistici”. Ed è molto facile fare conoscenza: tutti amano i bambini e spesso si fermano a parlare con te vedendoti come una famiglia più che come un gruppo di turisti.
  • I bambini amano stare fuori e, a volte, uscire dalla routine quotidiana aiuta a ritrovarsi, a sentirsi più vicini e a trasformare ogni attività in un’esperienza magica.
  • Tutti impariamo qualcosa di nuovo! Non c’è niente di più divertente che imparare la storia e la geografia attraverso un’esperienza diretta, e anche i più piccolini potranno portarsi dentro atmosfere, suoni e profumi che si ricorderanno da grandi.

A volte, quando parlo con genitori che hanno avuto delle “brutte esperienze” di viaggio con i loro bambini mi rendo conto che il problema è spesso causato dall’aver avuto delle aspettative basate sulle loro esperienze “ante-figli” e dall’aver cercato di far adattare i bimbi alle loro abitudini di viaggio. Beh, è come passare una giornata in un outlet aspettandosi ore di shopping in libertà e avere i bambini al seguito: un connubio davvero non facile… Il fatto è che gli adulti siamo noi, e siamo noi che dobbiamo adattare le nostre necessità e i nostri desideri a quelli dei nostri figli, aiutandoli a trascorrere una vacanza serena, divertente e senza stress.

Ecco quello che per me e mio marito è cambiato di più da quando c’è F.:

  • Il ritmo.  Non possiamo più passare da una destinazione all’altra come facevamo prima, facendo lunghe traversate in macchina per ammortizzare i tempi di viaggio. Ma questo ha anche i suoi aspetti positivi: ci riposiamo di più, e abbiamo più tempo per immergerci nella cultura locale invece di correre freneticamente da un monumento all’altro.
  • Apprezziamo cose diverse. Magari nostro figlio potrà non apprezzare la torre Eiffel, ma rimarrà estasiato da un giardino pieno di fiori o dai colori delle farfalle. Se proviamo a concentrarci su quello che colpisce il loro sguardo potremo scoprire mondi sempre nuovi…
  • E’ difficile seguire un programma predefinito. Proprio come a casa, quando si viaggia con i bambini bisogna imparare ad essere flessibili: se vediamo che la giornata sta diventando pesante e loro sono stanchi e irritabili, meglio fare un passo indietro e rivedere i nostri piani. Del resto, molto probabilmente siamo stati noi a decidere di partire e a scegliere la destinazione: i nostri bimbi si aspettano solo di passare del tempo con noi e avere la nostra attenzione lontano dalle dinamiche quotidiane. Se riusciamo a rendere il viaggio divertente e a misura di bambino, loro assorbiranno molto più di quello che ci immaginiamo, e faranno tesoro di queste avventure per gli anni a venire.

Per concludere, credo che quando si viaggia con i propri bambini, l’obiettivo sia di fare nuove esperienze e trascorre del tempo insieme come famiglia. Fate tesoro dei bei momenti e catturate i ricordi che vi porterete dietro nel tempo.

Prenotare un volo low cost: non ci vuole una laurea, però…

Standard

Cari amici caminaroli,

voglio darvi qualche dritta per organizzare al meglio un viaggetto di qualche giorno in una o più città europee.

Tanto per cominciare, per pianificare un viaggio bisogna avere ben chiaro dove si vuole andare, quando si vuole (o si può) partire e quanto si vuole spendere.

Premesso che le componenti del prezzo finale della vacanza sono molteplici (e a volte subdole e impreviste), andiamo ad analizzare le due che maggiormente influiscono sul totale, e cioè il volo (ammesso che abbiate scelto il mezzo aereo per spostarvi) e l’albergo (ammesso che abbiate scartato l’ipotesi di dormire sotto un ponte, esperienza che ha comunque un suo indiscutibile fascino bohémien…).

La prima domanda da farsi è: quanto tempo prima della partenza dobbiamo acquistare il biglietto aereo per trovare la tariffa più bassa? In realtà non esiste una risposta univoca a questa domanda, perché le variabili che fanno salire e scendere i prezzi sono tante: il tipo di aeromobile, la destinazione, l’orario del volo, il flusso di prenotazioni, la presenza o meno di promozioni frutto di strategie commerciali, la concorrenza su una specifica tratta, eccetera.

easyJet e Ryanair sperimentano l’assegnazione dei posti

Due economisti dell’Università Carlos III di Madrid, però, hanno cercato di dare una risposta a questa domanda elaborando la «formula del volo low cost», secondo la quale sarebbe più facile trovare le offerte più convenienti circa 56 giorni prima della partenza.

Che si voglia tenere conto o meno di questa formula, i consigli assolutamente da seguire in fase di prenotazione di un volo sono questi:

  1. Mai troppo presto e mai troppo tardi. Nel primo caso le tariffe sono standard e il concetto di low cost va a farsi benedire, nel secondo caso le tariffe si innalzano di molto perché i posti vanno finendo. Il consiglio è di iniziare a monitorare i prezzi a partire da 3 mesi prima e acquistare il biglietto non oltre 1 mese prima della partenza.
  2. Non durante il weekend, meglio cercare di martedì o mercoledì: è più probabile beccare l’affare. Lo dicono alcuni ricercatori che hanno studiato gli algoritmi dei siti. A quanto pare la maggior parte della gente prenota nei fine-settimana, libera dal lavoro o da altri impegni, e in conseguenza di ciò i posti scontati si esauriscono subito. Poi, con l’inizio della settimana, le compagnie mettono in vendita nuovi posti scontati, e il martedì è spesso il giorno in cui escono le promozioni.
  3. L’ideale sarebbe consultare i cosiddetti aggregatori, cioè motori di ricerca che non vendono biglietti aerei, ma raccolgono e mettono in ordine offerte di altri siti (uno dei più affidabili secondo Altroconsumo è Skyscanner.it) per avere un’idea dei prezzi, dei voli e delle compagnie che operano sulla tratta. E poi prenotare sempre sui siti ufficiali delle compagnie.
  4. Voli di linea o low cost?  I primi hanno tariffe più stabili, gli altri, pur subendo più oscillazioni di prezzo, risultano mediamente più economici del 35%, con punte del 75%.
  5. Occhio ai bagagli. Le regole sul peso e le dimensioni delle valigie sono molto rigide sui voli low cost. Una volta in aeroporto, chi non ha rispettato i parametri, deve pagare extra molto salati.
  6. Bisogna fare molta attenzione a cosa si clicca. Si rischia di acquistare servizi non voluti: imbarco prioritario, posti speciali, assicurazione, noleggio dell’auto, albergo e altro. Perfino valigie…

Spero di esservi stato utile con queste indicazioni. Presto parleremo anche dell’altra componente importante del costo di un soggiorno all’estero: l’albergo.

A presto, amici caminaroli!

Stay tuned.

 

Pensieri in valigia

Standard

Non credo che esista una definizione di viaggio che possa essere universalmente riconosciuta da chiunque, senza che ognuno vi possa aggiungere un qualcosa di proprio, di irripetibile, di intimamente unico.

Definire l’atto di viaggiare è letteralmente impossibile, nel senso che le lettere non potranno mai riuscire a veicolare le sensazioni che un viaggio può suscitare.

Nonostante ciò, io ci ho provato, e la mia umile esperienza di girovago ha prodotto quella che si potrebbe, con un po’ di buona volontà, definire una poesia, ma che in fondo altro non è che una raccolta di pensieri… chiusi in valigia 🙂

Viaggiare è la maniera più intelligente di arricchire la propria anima,
è partire in cerca di una risposta e tornare felici anche senza averla trovata,
è una continua trasformazione, lo stupore nello scoprire le cose semplici,
il paradosso di assomigliare al diverso, l’irresistibile desiderio di stringere tante mani,
è non sentirsi in colpa a dire “lo farò domani”,
è avere voglia di dire ciò che hai sempre detto, ma in una lingua nuova,
condividere un punto di vista, aborrire un’usanza,
imparare una danza o sputare un cibo troppo salato,
è un programma da non rispettare, una tappa non prevista,
a volte è solo una lista: di cose da fare, di cibi da gustare o di regali da comprare.
Viaggiare è sapere esattamente a che ora partire, ma non a che ora ritornare,
è criticare una società, invidiare l’ordine, deridere l’arretratezza o imitare un gesto,
è dormire bene la notte per vivere intensamente la giornata,
è prendere appunti, scrivere un diario.
Viaggiare è avere paura di volare, non vedere l’ora di arrivare,
è un libro che si scrive da solo, una storia da raccontare.

Licenza Creative Commons
Viaggiare by Filippo Vilasi is licensed under a Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 3.0 Italia License.

Il rimborso del biglietto non è più un’utopia

Standard

Cari caminaroli, alzi la mando chi ha dovuto rinunciare ad un viaggio già programmato e dover letteralmente gettare nella spazzatura il biglietto aereo già acquistato senza possibilità di recuperare i soldi spesi (io stesso sto alzando la mano… :().

Ebbene, se questa eventualità vi è capitata in passato, vi comunico che i vostri soldi sono belli che persi (cosa credevate?).

Se invece l’imprevisto dovesse verificarsi in futuro, sappiate che avrete l’opportunità di chiedere il rimborso dei biglietti aerei non utilizzati.

La piattaforma ChangeYourFlight (CYF) offre una soluzione innovativa al fenomeno del “no-show” (titolari di un biglietto aereo che non si presentano al momento dell’imbarco), creando un vero e proprio scenario “win-win” per passeggeri e compagnia aerea e costruendo un nuovo mondo in cui i biglietti non rimborsabili sono acqua passata. Tutto questo, elemento non trascurabile, senza costi addizionali per il passeggero.

In buona sostanza, nel momento in cui dovremo rinunciare al nostro volo già prenotato (anche se avremo già fatto il check-in online) ci sarà sufficiente affidarci a ChangeYourFlight (solo tramite il sito internet) e compilare il modulo della nostra richiesta che sarà comunicata alla compagnia aerea direttamente dal personale del portale.

ChangeYourFlight ci manderà una mail con il risultato della nostra richiesta. In più, potremo in qualsiasi momento verificarne lo status direttamente sul sito.

ChangeYourFlight è un intermediario completamente indipendente che offre servizi alle compagnie aeree sue partner. In altre parole, non fa parte di alcuna compagnia aerea, ma lavora con quelle più innovative.

Buono a sapersi.

Eccoci!

Standard

Ben trovati caminaroli di ogni dove!

Se state leggendo queste parole vuol dire che siete capitati nell’ennesimo blog dedicato a viaggi e viaggiatori, una scatola contenente progetti di fuga, curiosità dal mondo, consigli di viaggio e altre amenità.

Non sono un tour operator né un’agenzia viaggi, non sono un sociologo né un antropologo, non sono un travel blogger professionista, non sono un travel blogger dilettante, non sono un aspirante travel blogger… (ma poi in fondo che diavolo sarà mai un travel blogger?).

In realtà sono semplicemente una persona a cui piace viaggiare (sai che novità nel panorama dei blog…) e, nei momenti di staticità, curiosare tra gli innumerevoli blog dedicati ai viaggi sparsi nella rete (mamma mia quanti sono!).

Quindi, direte voi, che necessità c’era di creare l’ennesimo travel blog gettato nell’immensità della rete? Appunto, proprio per questo, perchè la rete è immensa e di posto ce n’è per tutti. E poi… questo blog ha una caratteristica che nessun altro potrà mai avere: è il mio! 🙂

Dimenticavo di dirvi la cosa più importante: l’anno scorso a me e a mia moglie è successa la cosa peggiore che, secondo una credenza diffusa, possa succedere a dei viaggiatori: siamo diventati genitori! Questo blog serve anche a questo (ecco, c’era qualcosa…): a smentire questa stupida leggenda metropolitana!

I figli non sono una palla al piede, sono una risorsa, e sapete che c’è? Se prima si facevano 2-3 viaggi all’anno, d’ora in poi abbiamo intenzione di raddoppiare il numero delle trasferte… in attesa di allargare la prole ovviamente. Più siamo, più ci divertiamo! 😉

Buon viaggio, caminaroli!

p.s.: U caminarolu, nel dialetto calabrese (io sono di Reggio Calabria), non è altro che un vagabondo, uno che sa quando esce di casa ma non sa quando rientra, proprio come voi insomma, per questo vi chiamo così… 🙂